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Il mio primo giorno a Expo 2015

Rolando a Expo

Programmare visite in EXPO 2015 non è facile ed è per questo che dopo una escursione  esplorativa sul posto tento di riassumere le premesse che ho potuto raccogliere grazie a una guida molto qualificata: 3 ore di perlustrazione dei percorsi principali senza entrare nei padiglioni ma ricevendo informazioni da Roberto che  già da mesi lavora sul posto come esponente e consulente universitario.

Delle 148 nazioni partecipanti quasi cento hanno il loro padiglione e le altre sono raccolte nei cluster collettivi. Le costruzioni sono destinate a essere smontate alla fine dell’evento e sono stati utilizzati materiali riciclabili. Ogni paese poteva scegliere i metri quadrati che voleva sfruttare ma lungo i viali principali del Decumano e del Cardo ogni partecipante ha diritto alla stessa superficie di facciata, circa 50 metri. I padiglioni grandi si sviluppano pertanto sul retro (quello di McDonald’s sarà donato a una città lombarda ed è già concepito come palazzetto dello sport).

Nell’insieme EXPO 2015 è impossibile da descrivere, bisogna viverla! Prima di tutto è immensa fisicamente ma anche come contenuti.  Solo per percorrere a piedi il chilometro e mezzo del Decumano, arteria principale sulla quale si affacciano molti dei padiglioni, ci vuole parecchio tempo. Immaginarsi poi le tante altre strade, incluso il Cardo che porta all’albero della vita ed al Palazzo Italia. Qui sono raffigurati i singoli padiglioni.

Ma già l’impatto del padiglione ZERO, la prima cosa che è giusto visitare, nel quale viene proposto con mezzi moderni tutta la storia dell’agricoltura dai tempi remoti fino ad oggi, con visioni sul domani, indirizza la mente verso quello che, penso, sarà poi il risultato finale, il lascito di Expo Milano: quello della generale presa di coscienza dell’assoluta necessità di arrivare al più presto ad un’agricoltura sostenibile.

Non so se qualcuno riuscirà mai a visitare tutti i padiglioni duranti i 6 mesi di apertura del sito ma non c’è dubbio che i temi guida, quelli della nutrizione e dell’energia, hanno scatenato un brain storming sul tema a livello globale. Ogni paese, in rappresentanza di tutte le genti del mondo, ha impegnato i suoi migliori cervelli per mostrare che se si vuole si può. Anzi, si deve se non si vuole soccombere. Dovendo infatti fra 35 anni nutrire il 30 percento di bocche in più di quelle esistenti oggi, è inimmaginabile continuare a utilizzare tecnologie  intensive ed inquinanti come quelle di oggi. Né la terra né l’acqua lo sopporterebbero. Il bello della visita di EXPO è che si esce convinti che i mezzi ci sono, e se non ci sono ancora si sa dove e come trovarli. Milano e la sua carta potranno e dovranno servire da futura guida. Le proposte non vanno tutte nella stessa direzione, c’è chi propone di rallentare lo sviluppo aiutando l’agricoltura familiare, c’è chi invece pensa a soluzioni futuristiche con impatti non ancora accertati sul futuro come le tecniche di modificare gli organismi geneticamente. Come sempre sarà necessario rifuggire dalle vie estreme trovando accordi utili a tutti.

Consigli per la visita

I treni ad Alta velocità arrivano quasi dentro a EXPO 2015 (Stazione Milano Rho) e sono certamente consigliabili. Gli spazi sono grandi e non sovraffollati nei giorni feriali. Si gira a piedi ma lungo i viali o all’interno di molti padiglioni ci sono punti di ristoro. I teloni vistosi riparano bene da sole e pioggia e creano un’atmosfera accogliente. Davanti ai padiglioni più gettonati ci sono sempre piccole file ma sono ben ordinate e non dovrebbero impegnare più di 10 minuti. Ho visto ancora poco ma sono sicuro che quasi ogni padiglione offre una moltitudine di cose da vedere e da studiare. Pertanto il numero di padiglioni visitabili durante una sola giornata sono relativamente pochi e diventa così importante pianificare almeno 4-5 visite da farsi a ragion veduta. Non potrà mancare Palazzo Italia che è enorme e che meriterebbe una giornata da solo. Fra i lettori ci saranno molti che frequenteranno l’EXPO su invito e/o per eventi ben precisi. Anche a loro rimarrà la voglia di tornare sul posto con sufficiente tempo per una visita “privata” che l’evento merita. Certo, come dice una volontaria cinese, non assomiglia neanche lontanamente a EXPO Shanghai di 5 anni fa, che era più bella. Ma c’è da considerare il mercato che un investitore vede dietro la manifestazione. L’Italia non è certamente la Cina!

· 12 giugno 2015