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2022, un anno da ricordare per il mirtillo Duke

mirtilli

Il 2022 è stato un anno da dimenticare secondo molti produttori di mirtillo Duke. O forse invece lo dobbiamo ricordare, proprio per farne tesoro e imparare qualcosa.

Per il Duke come per gli altri mirtilli piemontesi è ormai arrivata al termine quella che è stata una stagione tormentata. Ha fatto sorgere alla luce la realtà di un mercato tutt’altro che maturo, dimostrandosi debole ed instabile con la caduta di certezze createsi negli anni dai più importanti mercati di esportazione.

LA PRODUZIONE

Malgrado la vantaggiosa introduzione primaverile, al momento della raccolta le piante sono risultate più scariche del solito. Ad aggravare ulteriormente la situazione sono state le forti ondate di calore che hanno portato a una maturazione quasi totalmente uniforme, abbreviando la stagione e convergendo la produzione tra il 18 e il 25 giugno.

Perciò potremmo chiamarlo più un picco di produzione anziché una vera e propria stagione.

Nonostante gli scarsi volumi, la continua maturazione di molti lotti non ha aiutato molti produttori, specialmente quelli poveri di manodopera, non potendo così raccogliere il prodotto nel giusto tempo.

In sostanza i problemi sorti non sono di certo da sottovalutare, principalmente se si tiene conto del notevole aumento dei costi di produzione, stoccaggio, imballaggio, manodopera e lavorazioni di un prodotto che normalmente richiede una cura preziosa e un viaggio di 4-5 giorni verso l’estero.

DUKE, LA FINESTRA CHE NON C’È

Durante questi ultimi anni, i paesi confinanti (Spagna, Portogallo da Ovest, Romania, Serbia, Polonia da Est) si sono preparati ad essere il più possibile partecipi sul mercato internazionale, arrivando a mettere a rischio la nostra stagione di esportazione del mirtillo Duke.

Grazie all’avanzamento delle tecniche di stoccaggio e alla continua produzione tardiva con un prodotto oltretutto modesto, ai produttori spagnoli è stato ormai consentito di estendere la propria stagione fino a luglio, mentre la produzione dell’Est Europa raggiungerà i principali mercati Nord Europei solo entro la fine di giugno.

Ritagliarsi il proprio spazio diventa sempre più difficile quando da ovest i prezzi stabili sono sui €4.50/Kg e da Est inizia una media di offerta di €4.30/Kg.

Se dovessimo mettere il mirtillo italiano a confronto con quello internazionali, il nostro sarebbe facilmente sostituibile, da un prezzo o da una varietà più vantaggiosa. Perciò il dubbio rimane, perché esitare ancora a guardare oltre le proprie barriere nazionali?

IL MERCATO NAZIONALE

Per colpa delle difficoltà incontrate e degli eccessivi costi di produzione, selezione e lavorazione del prodotto e delle continue complicazioni, molti produttori quest’anno hanno preferito destinare le loro produzione al mercato nazionale. A loro vantaggio giocano viaggi più corti, nessuna complicazione documentale, selezioni meno precise e volentieri il prodotto proveniva direttamente dalla campagna con imballaggi riciclati da forniture d’oltremare.

Sfortunatamente, il mercato italiano si presenta ancora poco garbato riguardo alla consumazione dei piccoli frutti freschi, perciò la situazione che all’inizio sembrava conveniente, nel giro di pochi giorni divenne un vero e proprio “cunicolo”.

Nonostante il pieno della produzione si è tardato ad adottare i formati più pesanti del 125g (es. 250g/500g/1Kg) per aumentare i volumi di vendita, comunque i prezzi nella distribuzione sono rimasti elevati e alcune tra le più importanti insegne della GDO hanno continuato ad avere in assortimento esclusivamente prodotto straniero, talvolta con qualità discutibile (fonte Osservatorio Piccoli Frutti Myfruit.it – Modena 22/06).

Non idonei a reggere un picco di produzione e generalmente bassi, la situazione dei consumi viene ancora di più aggravata dalla crisi e dalle ferie. Alla crisi ha contribuito anche la pessima qualità delle varietà standard importate, non favorendo l’acquisto da parte del consumatore nonostante il cambio di origine.

VARIETÀ

Per quanto riguarda l’estensione e la tempistica strategica di produzione, il Duke rimane ancora la varietà più importante in Piemonte.

Un rinnovo varietale però continua a crescere raggiungendo recenti e interessanti risultati, in ambo i mercati, nazionale e internazionale.

In un mercato internazionale dove le offerte dipendono sempre di più dalla segmentazione, l’avviamento delle varietà abilitate e definite “premium” dalle diverse catene di distribuzione nord europee, ha favorito ad un trend di prezzi stabili durante l’intera stagione, diventando così meno soggette alla dinamiche di mercato o produzione delle varietà “standard”.

Anche sul mercato nazionale le varietà brevettate si stanno introducendo in modo fluido con lo scopo anche di educare il consumatore ad un acquisto più responsabile e fedele, specificando il nome sull’etichetta.

 

· 15 luglio 2022