Anche il settore dell’ortofrutta fresca è chiamato a gestire il crescente aumento della velocità e della quantità con cui i big data vengono resi disponibili.
I big data sono dati caratterizzati da volume, velocità, varietà, variabilità e complessità in una misura tale che gli strumenti tradizionali di analisi non sono più sufficienti. Sono originati da fonti aziendali (ERP, CRM), da attività umana (social media, ecc), da processi automatici (produzione, oggetti) e sono gestiti tramite database complessi e interrelati.
Alcuni esempi iniziano a concretizzarsi anche in aree con influenza diretta o indiretta sulla produzione e il commercio ortofrutticolo.
- Tesco: ha sviluppato un modello d’analisi delle condizioni metereologiche per prevedere l’effetto del meteo sulle vendite. (es. in caso di weekend caldo, maggiore presenza nei punti vendita di insalate, pomodori e prodotti per il barbecue)
- Fast food: oltre agli studi sull’effetto delle condizioni metereologiche, negli USA alcune catene di fast food hanno sviluppato analisi sulla correlazione tra modello dell’auto guidata e ordine effettuato, in modo da anticipare il cliente e permettere una migliore esperienza di guida
- Fresh4Cast: analisi dei dati cronologici relativi all’export di frutta in America Latina per studiare come l’ambiente influisce sul raccolto e prevedere l’andamento della produzione nel tempo.
- Delphy: studio dell’effetto delle luci colorate sulla produttività delle colture di pomodori e fragole in Olanda.
- Priva: miglioramento delle tecniche di irrigazione considerando variabili come tasso di traspirazione, livello di irraggiamento, velocità del vento, umidità, evaporazione
- Maersk Line: Inserimento di chip su container refrigerati per localizzarli e trasferirli in modo efficiente
Gli esempi sono tratti da “Making the right call” di Mike Knowles, pubblicato sul numero di giugno 2016 di Eurofruit Magazine.
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Thomas Drahorad · 6 giugno 2016